Argomenti trattati in questo articolo:
> La pelle, un confine che abbraccia
> Le cicatrici e i segni raccontano una storia
La pelle è un organo importante, affascinante, ricco di sfumature. Siamo talmente abituati ad usarla, ad averla, da darla un po’ per scontata ma lei immagazzina ogni nostra emozione, ogni dettaglio. E ricorda tutto, anche le scottature solari
La pelle, un confine che abbraccia
La pelle è molto di più che lo strato che ci riveste: è il nostro confine nell’ambiente, una barriera difensiva e al tempo stesso un organo di scambio che ci permette di interagire con il mondo esterno.
Come esseri umani comunichiamo per nostra stessa natura e la nostra pelle comunica molto di noi, delle emozioni e dello stato psicofisico; contiene e protegge “il nostro mondo interiore”.
Già dai primi attimi di vita è la qualità del tocco che cambia la nostra percezione dell’universo circostante. Il tatto è infatti il primo senso che si sviluppa durante la seconda settimana di gestazione e, sin da piccoli, è lui che ci aiuta a costruire il confine, prima tra noi e nostra madre e poi tra noi e il mondo. Proprio attraverso le prime esperienze di movimento, il feto inizia a esplorare il proprio corpo e ciò che lo circonda.
La crescita emotiva e cognitiva del bambino passa soprattutto attraverso le esperienze tattili. È una forma di conoscenza che ognuno sviluppa e matura durante tutta la vita e permette di costruire un vocabolario interno per descrivere il mondo e gli altri. Grazie all’esperienza tattile acquisita non è necessario ogni volta un nuovo contatto diretto per rivivere una specifica sensazione tattile: essa è già sperimentata e archiviata. È proprio il ricordo tattile che permette di collegare la sensazione già vissuta a ciò che ora si può solo osservare o immaginare.
La pelle e le emozioni
Come è innescato il processo che favorisce l’esperienza tattile? Da dove inizia a prendere forma la memoria della pelle?
Tutte le esperienze vissute attraverso il tocco sono fissate nella memoria della nostra pelle e fanno parte di noi. Ogni suo centimetro possiede circa 130 recettori attraverso cui il cervello riceve importanti informazioni primarie sull’ambiente circostante: rilevazione della pressione, temperatura, umidità, sostanze nocive. Un’infinità di sentinelle pronte a captare ogni cosa.
I corpuscoli, o recettori, non lavorano in totale autonomia gli uni dagli altri ma collaborano in un’armonia che ha, per certi versi, qualcosa di magico: ogni corpuscolo recepisce dettagli sensoriali unici e frammentari e una volta giunti al cervello, quest’ultimo li assembla in un’informazione complessa e strutturata, che entra a far parte dell’esperienza tattile sensoriale e la rende riconoscibile nel caso dovesse presentarsi una seconda volta.
Grazie alla cooperazione e alle interazioni dei recettori, la pelle costruisce una sua memoria vitale per collegarci al mondo esterno e consentirci di interagire con esso.
Oltre ai corpuscoli, che recepiscono alcuni stimoli ben precisi e li inviano al cervello, l’intero organo formato dalla pelle comprende due ulteriori sistemi dedicati a prurito e dolore. I due sistemi sono ben distinti tra loro: mentre il dolore è una sensazione della pelle che interessa anche muscoli, ossa e visceri, il prurito è esclusivamente della pelle. Non a caso si dice “mi dà fastidio a pelle” quando una situazione o una persona ci piacciono poco!
La capacità percettiva non è confinata solo alle estremità ma è tutta la pelle del corpo che percepisce e sulla base delle esperienze immagazzinate in precedenza, cerca e ipotizza una logica in ciò che sta accadendo.
La memoria di un’esperienza recepita dalla pelle rimane per sempre per lo stretto legame tra pelle e cervello. Per questo, nei pazienti in coma, la stimolazione sensoriale è parte attiva del processo di assistenza e recupero: si cerca di stimolare, attivare le funzioni cerebrali della persona anche attraverso il suo più antico canale, ossia la memoria tattile.
Le cicatrici e i segni raccontano una storia
La memoria della pelle è significativa anche da un punto di vista psicologico e sociale: basti pensare alla rilevanza dei segni presenti sulla pelle di una persona, di natura chirurgica o post-traumatica o creati volutamente o ancora subiti contro la propria volontà. I segni sono storie vissute in prima persona che richiedono tatto e ascolto attento perché il corpo ha rimarginato la ferita o i postumi del trauma ma il ricordo del momento resta vivo, a livello conscio e, soprattutto, inconscio.
Quel segno sulla pelle agisce come un segnalibro che riporta per sempre a una pagina importante della nostra vita. Rivederlo ci richiama il ricordo di un’esperienza vissuta, negativa o positiva: la cicatrice di un intervento chirurgico di un trapianto, ad esempio, è il segno incancellabile che è si è donata o ricevuta la vita.
La nostra pelle merita uno sguardo più amorevole, positivo: un approccio di Skin Positivity.
La memoria della pelle è quindi vita, una storia ricca, complessa, unica.
Dedichiamole quei pochi gesti che sono sufficienti attraverso essenziali prodotti, delicati e rispettosi per lei e per l’ambiente. Mostriamole gratitudine e abbiamone cura ben oltre i canoni estetici che ci sono proposti dall’ambiente in cui viviamo e che spesso non ci fanno apprezzare questo meraviglioso e importantissimo organo, che ci racconta, protegge, abbraccia ogni giorno.